Forum digitale a Milano

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Se l’Italia è indietro allora sono gli italiani a essere indietro. La mia opinione rapida sul perchè? Eccola, la trovate in quella fetta piccolissima viola: l’università.

Durante il workshop organizzato da wommi*, enrico pozzi ha detto qualcosa di verissimo: in italia ci sono 70 mila studenti di scienze della comunicazione, cosa faranno poi? ma aggiungerei, dove diavolo erano mercoledì? mi sembra un po’ povero fargli fare passaparola su facebook o diventare buzz ambassador

Cavolo, 70 mila non sono pochi, 70 mila. Mi è riuonato dentro alla testa anche durante la noiosissima discussione sull’evoluzione del modello di business dell’industria della comunicazione nell’era digitale, dove in realtà chi fa pubblicità tradizionale scopriva il web rimanendo a bocca aperta di fronte a parole come “realtà aumentata” o mettendo 2.0 alla fine di ogni parola per farla sembrare più bella.

Outdoor 2.0. Mi immaginavo già (e finalmente) qualcuno che parlasse di adv context aware e invece no, al posto degli striscioni ci sono schermi al plasma. Urca che invenzione. Il problema però è che queste sono le novità introdotte e accettate dalle imprese che fanno advertising.

Ho sentito l’intervento abbastanza sconsolato da parte di un ninja (di cui non ricordo il nome, quello ciccio, dai) in cui diceva che in realtà le belle parole che la gente si stava mettendo in bocca parlando di novità, nuovi paradigmi, nuovi approcci, di fatto, sono stronzate (non ha detto stronzate, ma so che l’ha pensato). Un nuovo approccio è quello di approcciare la campagna in modo non convenzionale, smettendo di porsi le domande sbagliate come: si, bello fare viral, ma come lo controllo? (immaginatevi qua la faccia sconsolata del ninja)

Mi è piaciuta invece molto la discussione su i Social media per il marketing di oggi: i benefici tangibili del contatto diretto, anche se avrei un po’ di domande da rivolgere ai relatori, che non sono riuscito a piazzare durante il dibattito. Mi dispiace infatti sempre che a comunicare siano sempre i soliti. Io ci ho provato, per quanto ho potuto, a sfruttare gli schermi in sala, dove venivano proiettati random i twit taggati #fd10tag e spero che per qualcuno la cosa sia stata di ispirazione.

Ma per non lasciar perdere l’occasione di riflettere su degli spunti interessanti nati proprio dalla conversazione parallela a quella in sala svoltasi su twitter, riporto alcune tra le domande più interessanti, che spero possano essere motivo di ulteriore dibattito.

Come misurare qualitativamente e quantitativamente le campagne sui social networks?
Chi e come, all’interno delle aziende e delle PMI dovrebbe dedicarsi dei social networks?

Ci libereremo mai delle presentazioni in power point? Domanda jolly: impareremo (mi ci metto anche io per non sembrare troppo stronzo) a fare delle belle presentazioni?
Quando riusciremo a far capire che è il contenuto della scatola che deve essere di qualità e non solo la scatola?
Insomma social network x tutti? Qualsiasi azienda, qualunque prodotto e target? Piccole, medie e grandi aziende? PMI?
Come si crea la reputazione? (partendo da zero, grazie tante per l’esempio di ford…)
Che equilibrio deve esserci tra on line e off line? In termini di investimenti e risorse, magari sempre pensando di partire da zero. Basta fare marketing on line? Quali sono i limiti?

Ma ora le domande interessanti. Dico interessanti perchè ho delle risposte altrettanto interessanti da condividere (e magari anche vendere) alle aziende.

Le aziende come devono approcciarsi ai social networks? Cos’è un corporate blog? Come lo si gestisce e lo si promuove? Come riorganizzare l’azienda per comprendere in primo luogo queste dinamiche? Perchè credo che se non si capiscano è inutile cercare di sfruttarle.

Mi sembra tutto sommato che ci siano buoni margini per fare del bene all’interno di molte aziende, e la loro presenza al forum indica che anche da parte loro ci sia interesse. Proverò a contattare i più interessanti, visto che i partecipanti sono pubblici 😉

Se qualcuno che legge è interessato a collaborazioni o a condividere idee, mi trova su twitter.

Ho apprezzato molto quei redattori che spinti dalla curiosità sono riusciti a boicottare l’amato blocco note e iscriversi a twitter, nonostante l’assenza di wireless pubblico non facilitasse la cosa.

Spero che prossimamente si possano vedere anche bar camp sulla comunicazione, dove per lo meno si possa intervenire.

Cavolo, 70 mila.

*cari responsabili di wommi, la prossima volta che organizzate uno stand, non mettete ragazze che se chiedo cosa se ne fa l’associazione dei miei soldi della quota associativa rispondono ci paghiamo le fotocopie per i moduli.
**una curiosità, tra tutte le regioni rappresentate dai 1703 partecipanti, manco uno stronzo dal molise :)

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