Il “costo zeta” del lavoro sul web

E’ da un po’ di tempo che mi capita di avere a che fare con dei clienti o con delle persone che gestiscono progetti web e vedere situazioni in cui si lavora dove il brief non è chiaro o cambia in corso d’opera o step approvati con leggerezza vengono poi rivalutati più avanti nel progetto. Insomma, per un motivo o per l’altro si perde un sacco di tempo per spiegare a delle persone non esperte il perchè e il percome di certe scelte, e ancora e ancora. E ancora.

E’ da queste constatazioni che sono arrivato a ideare quella che ho definito tecnica del “costo zeta”, in attesa di elaborare un nome più credibile. Si tratta in sostanza di inserire in fase di preventivo tra i costi il fantomatico “costo z” che in realtà non corrisponde a nessun tipo di lavoro particolare. Il committente sveglio ti chiederà il motivo di tale costo e lo si toglierà. Il cliente meno brillante non obbietterà nulla.

Non si tratta di una truffa disciminando i committenti più sciocchi, ma di un rimborso spese per il tempo che ti faranno perdere a spiegargli le cose, a rispiegargliele e a rifare cose già fatte, che non piacevano all’inizio ma che poi piacevano di più della seconda scelta.

Non l’ho ancora sperimentato, ma mi sto ripromettendo, alla prima occasione e trovato un nome più credibile di costo z. Suggerimenti?

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