Internet a Cuba

Con il cento per cento della popolazione in grado di leggere e scrivere, Cuba raggiunge uno dei più alti tassi di alfabetizzazione nel mondo1 e un periodo medio d’istruzione di 8,9 anni. Tassi così alti per quanto riguarda il capitale umano potrebbero far pensare ad un elevato livello di adozione di internet, di converso invece Cuba presenta uno dei tassi più bassi di connettività2. Altri governi autoritari in condizioni economiche simili, come la Corea del Nord e il Laos3, hanno tentanto di regolamentare la rete nei propri paese distaccando i propri cittadini dalla comunità internet globale4 o offrendo condizioni sfovorevoli per l’utilizzo (il Laos ha uno dei livelli di banda più bassi nel mondo). A Cuba però, nonostante le ottimistiche intenzioni del governo già dal 19965 di fornire a tutti i cittadini cubani informazioni sociopolitiche, economiche e sportive attraverso un rapido percorso di evoluzione tecnologica, la realtà ha evidenziato le difficoltà di un processo lento e in ritardo rispetto ad altri paesi che pure non godono di condizioni politiche e geografiche favorevoli per la diffusione della rete6. Nel 1998 Cuba contava solo su di una connessione satellitare a 64-kbps7. Nel 2005 solo 3.3 su 100 cubani possedevano un PC8. Nel 2006, circa 190,000 cubani (il 2% della popolazione) erano utenti internet, un utilizzo che è approssimativamente un tredicesimo di quello di Costa Rica e ai livelli di Uganda e Sri Lanka9. Dieci anni dopo (2006) le dichiarazioni di Fidel Castro10 ancora non ci sono stati cambiamenti drastici: una connessione satellitare a 65 Mb/s in upload e 124 Mb/s in download serviva l’intero paese e gli 11 milioni di abitanti11. Nel 2007, in seguito alle prime liberalizzazioni di Raul Castro, gli utenti internet sono arrivati ad essere il 16% della popolazione (ai livelli dello Zimbawe12), nonostante persistano pene e restrizioni molto rigide e nella maggior parte dei casi l’accesso sia ristretto ad aree specifiche di competenza13. Notizie positive si prospettano invece per il futuro, dal momento che il cavo di fibra ottica proveniente dal Venezuela dovrebbe arrivare a Cuba nel primo semestre del 201114, anche se le comunicazioni ufficiali cubane15 riportino che solo una ristretta minoranza potrà goderne dei benefici, mentre il resto del paese utilizzerà sempre la stessa connessione satellitare attiva.

L’utilizzo di un singolo satellite e la conseguente lentezza di connessione sono indicati dal governo cubano come conseguenze dell’embargo don gli Stati Uniti16. Secondo il regime infatti le sanzioni tra gli Stati Uniti e Cuba non permettono di collegarsi a un cavo di fibra ottica istallato a soli dodici miglia dalla costa del paese, che deve quindi affidarsi a costosi uplink attraverso paesi dome Cile, Brasile e Canada. Tale condizione si riflette poi sui proibitivi costi di accesso per i cubani che si collegano legalmente ad internet17. L’embargo, inoltre, complica l’acquisto di componenti hardware americane che faciliterebbero le connessioni ad internet18.

Nonostante il governo cubano tenti di incolpare il bloqueo19 e l’Impero (gli Stati Uniti come simbolo del capitalismo) per mantenere i cubani lontani da internet, la verità è che lo stesso governo norma e controlla rigidamente l’uso che se ne fa e le modalità di accesso. Le connessioni private sono pressoché vietate, salvo per alcuni casi particolari (generali, residenti stranieri, istituzioni religiose), a costi proibitivi anche per alcuni che potrebbero averne accesso e solo in seguito a richieste ben motivate20. Per accedere legalmente ad account di posta elettronica o ad internet, la maggioranza degli utenti cubani deve recarsi in luoghi di pubblico accesso (centri ETEC SA o hotel di lusso a l’Havana). In questi luoghi però bisogna spesso attendere a lungo in coda, oltre a fornire il proprio passaporto o documento di identità all’ingresso perché venga annotato su dei registri e pagare 6.00 USD/h, circa metà del salario medio di un cubano. A causa di costi così cari, la maggior parte dei cubani che ne ha la possibilità (quelli che lavorano per i ministeri, gli ospedali, le università, sedi di aziende straniere, aziende con relazioni internazionali, istituzioni religiose) preferisce accedere attraverso intranet nazionali, anche se spesso a condizioni di banda ed accesso molto più sfavorevoli21.

Al contrario dei cubani, ai turisti risulta maggiormente accessibile internet, dal momento che possono accedere dagli hotel e da certi internet cafè, se non altro perchè possono permettersi il costo del servizio.

Per esempio, l’Hotel Palco a l’Havana offre 24h di accesso a internet in camere private per 10 USD, anche se l’offerta è ristretta ai turisti, i cittadini cubani non possono accedervi.

Rispetto alle costose connessioni legali esistono alternative illegali, anche se tecnologicamente difficili da realizzare e pericolose per gli effetti che potrebbero susseguirne, visto soprattutto che il rischio di essere scoperti è enorme22. Il mercato nero dell’accesso a internet è venduta da cubani con account approvati a quelli che non hanno i mezzi o i permessi per accedervi23. È possibile altrimenti cercare di ottenere un account da impiegati o tecnici dell’impresa (ETEC SA) che si occupa della fornitura. La condivisione di un account è un altro metodo per ottenere un’e-mail senza essere approvati. In genere la condivisione24 è effettuata con account stranieri (yahoo, gmail, hotmail…) ed è possibile anche se solo una persona è stata approvata, o attraverso l’approvazione comprata da prestanomi autorizzati25.

Nonostate l’iniziale dichiarazione di Fidel Castro che definiva l’accesso a internet un “diritto fonamentale” di tutti i cubani, il regime, da quando internet è diventato pubblico nell’ottobre del 199626, ne ha sempre ristretto l’accesso. Nel giugno del 1996 infatti, il Comitato Esecutivo del consiglio dei ministri cubano approvava il Decreto Legge 209 che regola lo sviluppo di internet a Cuba. Il decreto legge 209 mette l’accento sull’importanza di “politiche e strategie” per la rete perché siano in linea con la cultura del paese, i propri bisogni per lo sviluppo e l’”interesse per la difesa nazionale e la sicurezza”27. L’articolo 13 del decreto legge 209 riporta che “per assicurare che i principi presenti in questo decreto siano rispettati, l’accesso ai servizi del world wide web saranno selettivi” (Decreto No. 209/1996 Sobre el acceso de la Repúlica de Cuba a Redes de Alcance Global). In questo modo il governo cubano pose dal principio una forte restrizione all’accesso e all’uso della rete.

Il decreto legge 209 discute la prioritizzazione dell’eleggitbilità degli aventi diritto all’accesso menzionati con l’articolo 13. L’articolo 12 dice:

Le politiche della rete saranno progettate in dipendenza degli interessi nazionali. La priorità della connettività sarà data agli individui legalmente riconosciuti e alle istituzioni considerate più rilevanti per il benessere e lo sviluppo del Paese. (Decreto No. 209/1996 Sobre el acceso de la Repúlica de Cuba a Redes de Alcance Global).

Gli “individui legalmente riconosciuti e alle istituzioni considerate più rilevanti per il benessere e lo sviluppo del Paese” a cui il decreto legge 209 fa riferimento nella Sezione III, corrispondono agli intellettuali filogovernativi (non dissidenti o anti rivoluzionari), a ricercatori e giornalisti governativi, allo staff di compagnie con forti relazioni internazionali e ad imprese informatiche28.

Il governo cubano inoltre applica la censura su alcuni siti, principalmente quelli erotici (che vanno contro la cultura e la morale del paese), quelli terroristici e xenofobi (tra cui rientrano anche quelli politici/informativi non filogovernativi anche se non detto espressamente)29. Dall’Hotel Palco è impossibile per esempio collegarsi a www.hermanos.org, il sito internet dei Brothers of Rescue (trad. fratelli del salvataggio), un’organizzazione anti castristista con sede negli Stati Uniti che si propone di realizzare attività umanitarie ma che è stata accusata dal governo cubano di essere collegata ad attività terroristiche30. Un altro esempio è l’accesso negato per www.democracia.org, un sito internet dove si chiede il rilascio di Oscar Elias Biscet, un fisico dissidente cubano condannato a 25 anni perchè accusato di collaborare con il governo statunitense per sovvertire il regime31.

Oltre a bloccare siti potenzialmente pericolosi per la “sicurezza e la difesa della cultura del paese”, il governo cubano monitora tutte le e-mail inviate dai punti di accesso pubblici. Presso gli internet point del Correos de Cuba, gli utenti devono segnare il proprio nome ed indirizzo all’entrata32. Tutto il traffico delle e-mail passa infatti attraverso l’unico ISP disponibile, controllato direttamente dal governo, che ha predisposto un filtro che controlla i termini digitati e nel caso siano sulla blacklist (es. nomi di dissidenti)33 visualizza un messaggio pop-up che senza alcuna notifica chiude il browser34.

Per impedire ai dissidenti di fornire informazioni a testate straniere, il regime vieta a giornalisti non riconosciuti (non filogovernativi) di accedere ad internet legalmente, attraverso appunto il controllo all’entrata negli internet point. Per esempio nessuno dei diciassette giornalisti che lavorano per l’agenzia di stampa Cubanac N (la più famosa agenzia di giornalisti indipendenti di Cuba) ha il permesso di entrare in questi cafè per inviare i propri elaborati oltreoceano o negli Stati Uniti. Per comunicare con editori stranieri si trovano costretti a dettare gli articoli per telefono, a costi di chiamata esorbitanti (10 pesos covertibili per 5 minuti, più o meno 10 €)35 che nonostante sia molto più lento e dispendioso è sicuramente più sicuro. Nel 2006 ci furono ventiquattro giornalisti indipendenti incarcerati, con condanne fino a ventisette anni di carcere. Durante i processi, l’accusa si è concentrata sulle loro attività sulla rete riguardanti la pubblicazione di articoli su siti statunitensi che minavano la sicurezza del paese. Inibendo la libertà di comunicazione di giornalisti indipendenti il regime impedisce che le informazioni escano dal paese.

La politica castrista di accesso selettivo alla rete aiuta il governo a mantenere un controllo centralizzato sul paese. Nel 1996 al World Economic Forum, nel suo discorso intitolato “Dichiarazione d’indipendenza del Cyberspazio”, John Perry Barlow, il cofondatore dell’Electronic Fronteir Foundation, espresse chiaramente il concetto di come internet averbbe reso la sovranità nazionale obsoleta, diminuendo il potere e il controllo dello stato sul cittadino per quanto riguarda l’accesso alle informazioni36. In regimi repressivi, internet può permettere ai cittadini di acquisire consapevolezza sulla realtà sociale, economica e politica degli altri paesi e può facilitare così un processo di cambiamento37. Per esempio con le elezioni del 2009 in Iran ha giocato un ruolo fondamentale twitter38 per la divulgazione e il reperimento delle informazioni39. Il governo cubano, con il suo stretto controllo sopra la rete, mantiene quindi maggior controllo sull’esposizione delle informazioni ai suoi cittadini e sulla potenziale influenza delle informazioni provenienti dall’estero.

Internet è considerato un importante strumento per lo sviluppo della democrazia dal momento che fornisce ai cittadini potenti mezzi di comunicazione di massa40. Così come la rete fornisce canali per una libera espressione e un libero scambio di idee, l’accesso non ristretto rafforza i valori e gli standard democratici di un paese41. Conversamente ad altre forme di teleomunicazione internet è un medium che permette a ciascun utente di inviare informazioni a qualsiasi destinatario e ricevere informazioni da mittente o fonte, benché internet non rientri comunque tra i mezzi che supportino un controllo centralizzato42. Secondo LaKindra Mohr, della Johns Hopkins University, le restrizioni alla rete “possono non solo nascondere, ma eliminare il ruolo di internet per il proliferare di sottoculture ai fini di un cambiamento politico”43.

Sebbene la situazione descritta disegni un contesto in cui internet non sembra avere molto spazio all’interno della socità coubana, sembra che per il futuro si aprano degli spiragli importanti per un’adozione massiva, visto anche i grandi cambiamenti in atto all’interno della società e nella cultura cubana44.

3The Internet and state control in authoritarian regimes: China, Cuba and the counterrevolution (originally published in August 2001), Shanthi Kalathil, Taylor C. Boas (http://firstmonday.org/htbin/cgiwrap/bin/ojs/index.php/fm/article/view/1788/1668)

4 Corrales and Westhoff, Information Technology Adoption and Political Regimes. 2006:925

5Decreto Legge 209, giugno 1996

9Unesco Institute for Statistics

10 Patrick Symmes, “Che is dead,” Wired, http://www.wired.com/wired/archive/6.02/cuba.html

12Unesco Institute for Statistics

19Trad. embargo

24I messaggi non vengono realmente inviati, ma vengono salvati tra le bozze, in modo che non rimanga traccia delle comunicazioni all’infuori dell’account condiviso.

26 Patrick Symmes, “Che is dead,” Wired, http://www.wired.com/wired/archive/6.02/cuba.html

27Decreto Legge 209, giugno 1996

36 Open Networks, Closed Regimes: The Impact of the Internet on Authoritarian Rule (Forward), Shanthi Kalathil, Taylor Boas, 2000 (http://firstmonday.org/htbin/cgiwrap/bin/ojs/index.php/fm/article/view/1025/946)

37The Internet and state control in authoritarian regimes: China, Cuba and the counterrevolution (originally published in August 2001), Shanthi Kalathil, Taylor C. Boas (http://firstmonday.org/htbin/cgiwrap/bin/ojs/index.php/fm/article/view/1788/1668)

40 Geoffry L. Taubman, Keeping Out the Internet? Non-Democratic Legitimacy and Access to the Web (http://firstmonday.org/htbin/cgiwrap/bin/ojs/index.php/fm/article/view/984/905)

41 Volume 27, Number 2, Summer-Fall 2007, Mohr, LaKindra. Of Note: State Control of the Internet Reins in Cuba’s Future

42 Keeping Out the Internet? Non-Democratic Legitimacy and Access to the Web

Geoffry Taubman (http://firstmonday.org/htbin/cgiwrap/bin/ojs/index.php/fm/article/view/984/905) e Open Networks, Closed Regimes: The Impact of the Internet on Authoritarian Rule (Forward), Shanthi Kalathil, Taylor Boas, 2000 (http://firstmonday.org/htbin/cgiwrap/bin/ojs/index.php/fm/article/view/1025/946) (http://bit.ly/hRMVKX)

43 Volume 27, Number 2, Summer-Fall 2007, Mohr, LaKindra. Of Note: State Control of the Internet Reins in Cuba’s Future

44Proyecto de Lineamientos de la política económica y social (http://www.cubadebate.cu/wp-content/uploads/2010/11/proyecto-lineamientos-pcc.pdf)

Lascia un commento